Alessandra Candriella  persegue l’obiettivo di richiamarsi all’astrattismo storico. Possiamo dire che sia una tenace voce che richiama il novecento nel significato di  libertà da forme classiche e allo stesso tempo adesione piena e spontanea al colore, inteso come fluidificare di masse, tonalità calde prevalentemente ma anche fredde, offerte in una libertà compositiva che non vuole risentire di regole se non quelle dell’intuizione e del sentimento, dell’emozione del momento. Tale sviluppo formale la porta nelle direzioni più aperte, senza definizione, dilatando i contorni e smarcandosi da ogni ambito razionale, perché ciò significherebbe limitazione alla libertà di essere e di esprimere. Il fondamento razionale eventualmente deve essere individuato dalla sua appassionata avventura personale con il mare. Il mare per l’autrice è – persona – mondo di affetti e richiami. Prevalentemente nella laguna di Trieste e in quella di Venezia, il mare costituisce elemento vitale di memorie personali. Ma la memoria non deve essere descrittiva, ma appunto sintetica, scheggia cromatica, luce abbagliante che rifugge dalla descrizione, preferendo la percezione. Protagonista in molte mostre personali e collettive è stata insignita anche da molti premi che hanno dato valore alla sua ricerca motivata, appassionata e soprattutto continuativa. A tal proposito ricordiamo i riconoscimenti dello staff dello storico Vittorio Sgarbi, che ha guardato con interesse verso le sue ricerche formali.


Vito Sutto

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