Colonialisti? Fu facile come acqua. In scena Frosini e Timpano.
Continua con successo Festil (fino all’agosto, il Festival Estivo del Litorale diretto dal trio Gilleri Tuzzoli Pegan). A Udine in scena “Acqua di colonia”, un lavoro drammaticamente bello di Elvira Frosini e Daniele Timpano, una rivisitazione del dramma della colonizzazione che si non si concentra sul periodo fascista, ma che amplia lo spettro visuale alla colonizzazione giolittiana, ricordando persino Giovanni Pascoli, il pacifico poeta delle piccole cose, retrocedendo alla fine Ottocento, quando l’Italia era da poco unita e riandando poi al tempo delle violenze commesse contro il sud Italia nel periodo unitario, (quando gli indipendentisti furono chiamati briganti), rimandando all’indietro fino alle mire espansionistiche dei molti, Alessandro Magno che l’umanità ha prodotto. Un’analisi compiuta con garbo, profonda ironia e completezza nella sintesi, quasi due ore di spettacolo intenso, vibrante, con monologhi e dialoghi, che si avvicendano in un ritmo incalzante.  Denuncia alla retorica, ma anche al perbenismo colpevole di chi non si è mai sentito… colpevole. Sulla scena solo lui e lei, Daniele ed Elvira, nella prima parte dello spettacolo accompagnati dalla silenziosa presenza di una donna africana. Silenziosa perché l’Africa non parla, parlano i due europei… loro che non conoscono la “nostra” Africa, tanto è vero che ad un tratto la donna africana, esce di scena e li lascia continuare. Dramma del dolore… il primo bombardamento aereo della storia lo provocarono gli italiani, che notoriamente sono brava gente e buoni, al tempo di Giolitti (il fascismo doveva ancora nascere, eventualmente stava studiando la lezione). Dramma della denuncia, dramma dei luoghi comuni che annunciano come ancora oggi, dopo la pandemia, molti italiani non abbiano capito che cosa è successo e quali siano le cause molteplici di tutto un dramma che passa sulle coscienze come fosse acqua. Il tutto mentre Daniele Timpano ed Elvira Frosini sul palcoscenico cantano e ballano, saltano come giullari abilissimi ed eleganti, mentre la musica di fondo è opportunamente quasi assordante, come la retorica che passa come l’acqua ma deve essere roboante. Su queste pagine di storia “sventoli il tricolore”. Il retrogusto amaro della vicenda è anche la scena finale con i due attori che indossano la maschera antigas. Altro che noi seduti in platea con mascherina anticovid! Complimenti a Tommaso Tuzzoli, ancora una volta protagonista nell’aver portato un grande spettacolo e un grande Festival a Udine.

Vito Sutto

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